TEMI DI PSICODIALETTICA a cura del Centro internazionale di Psicodialettica Caposcuola e fondatore: Prof. Luciano Rossi Responsabile del Centro: Dott.ssa Lisa Marchetta
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Il risveglio neo-pagano di fine '800 |
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Il risveglio neopagano di fine ‘800(slides) Un osservatore privilegiato q
Jung si trovò ad essere, per posizione
storico-geografica e per interesse personale, l’osservatore privilegiato
di un periodo culturale straordinario. q
In particolare ebbe modo di vedere gli
effetti, sulla psiche, delle idee spirituali, occultiste, alchemiche e
gnostiche che fiorivano nella Svizzera e nella Germania a fine 800. q
Baricentrico fra i due poli geografici in cui prosperavano le eresie e gli
anarchismi di quel tempo, il Burghölzli ospitò molte delle crisi psicotiche che quelle idee provocavano su
alcuni. Idee che Jung non condivise che in minima parte, ma che tuttavia
dovette e volle studiare con attenzione professionale. q
In tal modo poté scoprire alcuni aspetti
della natura della psiche, in particolare la presenza in noi di un
inconscio filogenetico. La
psichiatria del 1882 q
Nel 1880 la psichiatria non sapeva ancora nulla circa l’eziologia e la
terapia della malattia mentale. Si limitava a descrivere i sintomi e a
classificarli. q
Per avere maggiori elementi d’ispirazione e comprensione, Freud, Adler e
Jung furono allora costretti a rivolgersi a poeti, scrittori, filosofi,
antropologi. q
In particolare furono Hegel, Hölderlin, Goethe, Nietzsche, Wagner, Bachofen,
Dostoevskij e altri a diventare le loro fonti d’ispirazione, e i tre
medici, da pragmatici quali erano, trasformarono le idee degli ispiratori
in tecniche e pratiche viventi, in terapia medica. q
Una terapia spirituale, questa, che la medicina dapprima rifiutò come non
medica, ma che, quando ne costatò i lauti guadagni (i primi clienti erano
ricchissimi), pretese di esercitarla solo lei.
Apollo e Dioniso q
Fu l’archeologo Winckelmann (1717-68) a scoprire le meraviglie
estetiche dell’arte e della letteratura dell’antichità pagana, in
particolare della Grecia e ad apprezzarne l’aspetto apollineo. Con la
pubblicazione delle sue ricerche introdusse nella Germania l’amore per
la mitologia. q
In seguito Goethe (17-1831) introdusse nell’ellenismo tedesco le
scintille di sensualità e passione romantica proprie dello Sturm und
Drang; esse furono le prime avvisaglie del successivo torrente
dionisiaco. q
Con Nietzsche (1844-1900) gli ideali elitari di una nuova nobiltà
puntano ancor più ad abbandonare il culto apollineo (per privilegiare il
culto dionisiaco) e a produrre una “trasformazione” sociale e
culturale. Vediamo in questo i semi dell’Ombra e della trasformazione
individuativa che saranno propri di Jung. Lo spirito völkisch q
Jung ha indubbi contatti con le radici völkisch dello spirito
germanico (panteismo, paganesimo, politeismo). q
Goethe era l’incarnazione ufficiale del genio germanico e Jung, al di là
di un incerto legame di sangue con lui, su cui sappiamo però che
fantasticava, lesse ripetutamente il Faust, testo sacro della cultura
germanica. Tuttavia Jung restò sempre estremamente
severo e rigoroso nei confronti di ogni lettura o influenza di moda; se ne
occupò sempre come osservatore attento, ma solo per capire se la dovesse
rigettare o meno e cosa rigettarne. Non possiamo negare però che tali
idee misero in moto tutto un sistema d’ipotesi straordinarie che in loro
assenza sarebbe rimasto dormiente Vienna e Parigi q
1860: Austria e Francia dominano ancora lo scenario europeo q
La Germania è invece divisa in tanti staterelli; fra questi la Prussia
esercita un ruolo egemone q
L’in forza di quest’egemonia la Prussia diviene la rappresentante del
sentimento nazionale tedesco q
1861: sale al trono Guglielmo I; sarà lui che nominerà Bismarck
cancelliere. Bismarck resterà al potere sino al ‘90 quando sarà
“licenziato” da Guglielmo II. L’Europa
del 1862 q
1862: alla salita al potere di Otto Bismarck, Austria e Francia svolgono
in Europa un ruolo egemone. q Ma nel giro di pochi anni la Prussia darà però due prove di forza impressionanti. q
1866: la guerra lampo franco-austriaca termina con la battaglia di Sadowa.
L’Austria non può più opporsi all’unità degli stati germanici e al
ruolo egemone della Prussia sugli staterelli minori. q
1871: la guerra franco-prussiana culmina con la vittoria dei tedeschi a
Sedan. Breccia di porta Pia. Inizia la Kulturkampf contro il
cattolicesimo. La guerra austro-prussiana q
La guerra franco prussiana avviene con la neutralità della Francia e
l’alleanza dell’Italia, che può così conquistare in questa occasione
il Veneto. q
La guerra lampo contro l’Austria (durata 15 giorni) impressionò
l’opinione pubblica europea. q
Il predominio sul continente sembra passare alla Prussia, e i piccoli
stati germanici del sud, che l’ormai debole Austria non può più
appoggiare, temono per la loro indipendenza. q
Secondo Bismarck, per vincere queste diffidenze e ottenere
l’accorpamento, occorre una grande guerra nazionale contro il più forte
stato europeo: la Francia. La guerra
franco-prussiana q
La scusa può essere il fatto a) che la
Francia detiene ancora l’Alsazia e la Lorena, b) che era da sempre il
nemico tradizionale e c) che aveva sempre cercato di tenere la Germania
nell’impotenza. q
La vittoria è ancora una volta fulminea e
l’impero francese cade. L’Italia approfitta della disfatta francese
per occupare Roma. q
L’Europa guarda attonita il trionfo del
militarismo e della forza. Nel 1871 cede anche la Baviera e a Versailles
viene proclamato l’impero tedesco. q
Non fa certo meraviglia che, in queste
condizioni, la cultura tedesca diventi il riferimento per eccellenza. Un’età dell’oro? q
Dal 1871 al 1914 l’Europa gode di un lungo periodo di pace: gli
sconfitti nascondono la decadenza dietro una vernice di spensieratezza. q
La belle epoque parigina: reazione comprensibile alla pruderie
vittoriana, la belle epoque è l’aspetto gaudente di un periodo
che fu tutt’altro che divertente. q
I walzer di Strauss: nella belle epoque viennese l’operetta e il
walzer accompagnano, cercando di negarla, l’agonia dell’impero
asburgico. q
Anche in Germania il senso assoluto di sicurezza (Sekurität) nel progresso suscitò ben presto quello stordimento, in cui il
progresso, diventato fine a se stesso, si trasformò ben presto in
ebbrezza, poi in insicurezza, infine in panico. La sicurezza del mondo di ieri q
Il mondo che aveva preceduto il 1914 era diventato ormai, all’inizio
della Grande Guerra, il mondo di ieri, die welt von gestern come
scrive Zweig. q L’Europa aveva vissuto in quegli anni un’epoca che era stata chiamata di “Sekurität”, anche se questa definizione non aveva per tutti un significato univoco. q
Per Zweig, ad esempio, la Sekurität era stata un tempo di
sicurezza economica e soprattutto morale. q
Per Benjamin invece fu un periodo marcio, caratteristico di una società
in stato di avanzata decomposizione, in attesa solo dell’assassino
che attendeva il vecchio mondo a Sarajevo. q
Il maggiore ottimismo permise a Zweig di vivere più a lungo. Egli,
infatti, si suicidò a 61 anni a differenza di Benjamin che si suicidò a
48. Verso Sarajevo q
Sarajevo è forse la vera fine dell’800, ma più correttamente dovremmo
vederla come la fine di un mondo iniziato nel 1789. Il cosiddetto “mondo
nuovo”, quello borghese, nato dalla rivoluzione francese, è ormai
vecchio. q
Intanto in Germania il nuovo imperatore Guglielmo II (1889-1916) aveva
disperso i frutti dell’accorta politica bismarckiana lasciando che la
Francia si alleasse con la Russia e l’Inghilterra. Nonostante
l’indubbio isolamento le tendenze pangermaniste spingono verso la
creazione di un nuovo Sacro Romano Impero. q
Alla Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) si oppone dal 1912 la
rinnovata Triplice Alleanza (Germania, Austria, Italia). Il contrasto
anglo-tedesco sui mari e quello austro-russo sui Balcani sono ormai una
polveriera che attende solo qualcuno dia fuoco alla miccia. Accadrà a
Sarajevo il 28 giugno 1914. L’accerchiamento q
1914: Guglielmo II non riesce ad evitare il
pericolo del doppio fronte franco-russo (ovest-est), ben presto seguito da
un accerchiamento completo a causa del blocco navale anglo-americano a
nord e del “tradimento” italiano a sud. La rivendicazione di Trento e
Trieste sembra intravedere il suo momento favorevole; l’Italia ora può
approfittare di una sconfitta dell’Austria. q
La Grande Guerra conosce un evento nuovo: l’uomo
bianco chiama per la prima volta, a combattere al suo fianco, truppe
coloniali di colore; mentre le donne sono chiamate a reggere uffici e
officine in sostituzione dell’uomo. q
Alla fine della guerra, avendo acquisito nuovi
meriti, gli Uomini di Colore e le Donne non vorranno più
sopportare la vecchia condizione. Oggi in C. Rice troviamo la sintesi
delle due rivendicazioni e delle due sia pur lente affermazioni: il
successo della donna di colore, un evento che nella belle epoque
era impensabile. q
Il Femminile e l’Ombra saranno due momenti
dominanti nell’erlebnis junghiano.
… Siamo così arrivati a Jung e alle influenze culturali. In casa Jung q
Alla fine dell’800 due forze contrapposte, razionalismo e positivismo da un lato,
irrazionalità e occultismo dall’altro, nel mondo germanico premono l’una contro l’altra. q
Anche Jung, nato nel 1875, sente dentro di
sé queste due spinte e le percepisce come due personalità. q
In casa Jung il positivismo caratterizzava
la famiglia paterna di tradizione medica, mentre l’occultismo quella materna di
tradizione religiosa. q
Jung, decidendo di fare lo psichiatra,
riuscì ad armonizzarle dentro di sé, occupandosi in modo positivista di
argomenti occulti. Se n’occupò sempre come scienziato, senza
lasciarsene possedere.
Rigenerazione q
Di fronte alla degenerazione Zarathustra grida: “Ecco, io vi insegno
l’oltre-uomo” e con esso la strada di
rinascita-redenzione-rigenerazione percorribile dall’ultimo-uomo. q
L’ultimo uomo è “imperfetto” ma suscettibile di evoluzione. q
Anche Jung indicherà il Sé come meta evolutiva e l’individuazione con
sentiero per arrivarvi q
La psicodialettica chiama Artifex l’ultimo uomo creativo che decide di
evolvere verso il Sé. La canzone dei Nibelunghi q
L’Europa del 19° secolo vede un rifiorire di gruppi nazionalistici che
perseguono un ritorno ad un passato idealizzato.Nasce in quegli anni anche
la nostalgia degli antichi teutoni, i mitici antenati pagani dei popoli
germanici. q
Vengono riesumate la canzone dei Nibelunghi e le gesta del suo
protagonista Sigfrido, il “fanciullo divino”, come Achille eroe
invulnerabile tranne che in un punto, possessore del tesoro dei Nibelunghi.
q
Il Nibelungenlied del secolo XIII è il volksepos dei popoli
germanici. Era rimasto nell’oblio dal ‘200 sino all’800. Da questo
momento le edizioni e le opere ad esso ispirate (vedi Wagner) si
moltiplicano. Si compiono ricerche sulle antiche saghe e a farlo sono
principalmente gruppi neopagani decisi a rivivere un’età dell’oro e
la vita naturale dei teutoni.
I canti dell’Edda q
Si tratta di una raccolta di carmi scritti in lingua norrena (antichissimo
linguaggio nordico), il cui manoscritto è conservato oggi in Islanda, cui
è stato restituito dalla Danimarca nel 1971, dopo una lunga vertenza
giudiziaria. q
Anch’essa del ‘200, è una raccolta di poesie scritte in Islanda e
Groenlandia. Edda significa “ava” o poesia antichissima. I paralleli
con il Nibelungenlied sono molti; anche qui troviamo personaggi
analoghi a Crimilde, Brunilde e Sigfrido. q
In essi un veggente preannuncia una nuova età dell’oro, che vedrà la
resurrezione degli dei sconfitti dal cristianesimo. Fra loro i più noti
sono Odino e Thor. q
Il materiale originario è raccolto in un periodo in cui il cristianesimo
era appena arrivato in Islanda e stava detronizzando l’Olimpo nordico.
È comprensibile che il paganesimo anticristiano dell’800 lo abbia
rimesso in voga.
Pangermanesimo q
Nell’Ottocento l’idea di unificare
decine di principati ed altre entità politiche tedesche si fondava
sull’appello a far rivivere l’antico Volk. C’era un desiderio
diffuso di diventare un soggetto politico unitario che potesse essere una
riedizione del Sacro Romano Impero. q
Quando nel 1862 Bismarck salì al potere,
le forze di cui egli si sarebbe servito erano già tutte presenti: la
volontà di potenza della nobiltà prussiana, l’industria borghese, il
nazionalismo popolare. q
Gli scopi dichiarati sono quelli di
promuovere il senso di comunanza di stirpe e cultura che traduceva
soprattutto nella tutela culturale e razziale dell’etnia tedesca. Kulturkampf q
La lotta contro i valori cattolici assume in Germania l’aspetto di
battaglia culturale. Protagonista della Kulturkampf è lo stesso Otto
Bismarck. q
La Breccia di Porta Pia (1870) segna la fine dei papa-re e lo scontro del
papa con l’Italia. La Kulturkampf può isolare la Francia (amica del
papa) e rinsaldare i legami con l’Italia. q
Kultur significò allora civiltà piuttosto che cultura, ossia un
complesso di nozioni scientifiche e il fondamento di una nuova etica.
La cultura svizzera q
La maggioranza degli svizzeri è d’origine contadina ed ha salde radici
nella terra e negli istinti. È impossibile capire del tutto gli studi di
Jung senza ambientarli nella geografia, nella storia e nella cultura
esoterica del suo Paese e in quelle della limitrofa Germania. q
Inoltre la Svizzera ha una tradizione plurisecolare in fatto d’eresie.
Nell’800 diventa patria di innocui adoratori del sole, nudisti,
vegetariani, spiritisti anarchici, teosofi; un panorama che ricorda da
vicino la California degli anni 60. q
Il culto del sole ad Ascona, Bachofen a Basilea, i legami di Ascona con
Monaco (Schwabing) … dimostrano quale parte ebbe la Svizzera
nell’alimentare quel ritorno di spiritualità pagana che si ebbe a fine
‘800. q
Poiché, prima o poi, alcuni devianti finivano in manicomio, Jung ebbe la
possibilità di studiare direttamente e a fondo tali fenomeni per scoprire
i legami fra queste culture e la psicosi. Fu così che giunse alla
scoperta dell’inconscio collettivo. Erlebnis q
Dobbiamo a Dilthey (1833-1911) la teoria dell’erlebnis secondo
cui la verità è esperita soggettivamente e soprattutto
religiosamente. q
La vita è conosciuta soggettivamente, ma poi viene erroneamente
oggettivizzata ed attribuita a tutti. Diventa non più una visione solo di
sé, ma di tutti, una visione del mondo, una weltanschauung. q
Evidentemente anche la psicanalisi commette quest’errore. Non stupisce
quindi che Freud, Adler e Jung producano tre teorie generali diverse. q
Anche per loro l’erlebnis personale è weltanschauung,
mentre l’erlebnis dell’avversario o del nemico è “mentalità”
statica e rigida da abbattere. Ciò rende impossibile il colloquio fra le
nazioni e fra i maestri della psicoanalisi.
Winckelmann q
L’archeologo Winckelmann (1717-68), riscoprendo le meraviglie estetiche
dell’arte pagana, di quella greca in particolare, “inaugura” la
tirannia della Grecia sulla Germania. La Grecia è per lui la culla del
genio non degenerato. q
L’opera di Winckelmann diviene la principale fonte d’ispirazione
apollinea per l’arte e la letteratura del Romanticismo tedesco q
Solo con la comparsa di Goethe e Heine la sensualità e la passione
dionisiaca fanno irruzione nella cultura tedesca e spazzano via il culto
apollineo della serenità e della ragione. Hölderlin q
Forse è un caso che il cantore della grecità sia anche un filosofo
ispirato in cui la sintesi di Hegel troverà la più alta e poetica
definizione q
Possiamo quasi affermare che l’opera di Hölderlin sia
una “Fenomenologia dello spirito” poetante. Una dialettica poetante dunque quella di Hölderlin da cui Jung trarrà il lirismo del suo processo d’individuazione. Hölderlin afferma che il Non-io fichtiano ha valore e mira ad integrarlo in un’unità in se stessa distinta, preparando così il terreno all’integrazione dell’Ombra. Goethe q
Alla fine Goethe non riesce ad uscire dall’idea cristiana che il bene
debba e possa sconfiggere il male. Mefistofele viene sconfitto dagli
angeli e Faust può salvarsi. q
Per Jung fu fonte di grave delusione il fatto che Goethe permettesse che
quel personaggio poderoso e intelligente fosse privato, dagli angeli, del
possesso dell’anima di Faust. q
“Non potevo perdonargli di essersi sbarazzato di Mefistofele con un mero
inganno, con un imbroglio puerile … ero profondamente spiacente che
anche Goethe si fosse illuso di poter minimizzare il male”.
Nietzsche q
La formula “Dio è morto” assume in Nietzsche un valore diverso dal
tradizionale ateismo che semplicemente sostiene che Dio non esiste. Dio
esisteva ma è morto perché noi l’abbiamo ucciso e con lui sono morte
tutte le certezze. q
La morte di Dio è un avvenimento sconvolgente perché vuol dire
l’assenza di una serie di convinzioni che hanno costituito il millenario
sostegno di una civiltà. L’uomo comune è disorientato, mentre gli
spiriti liberi si sentono come illuminati da una nuova aurora. q
L’uomo di pensiero esclama: “Finalmente l’orizzonte torna ad
apparirci libero … e possiamo di nuovo sciogliere le vele alle nostre
navi, muovere incontro ad ogni pericolo”. Privato d’ogni tutela
avverte il rischio e l’ebbrezza della responsabilità delle sue scelte
non più guidate da criteri infallibili. Le critiche di Jung q
Per Jung esiste una legge di compensazione che dice che quando la
coscienza è troppo unilaterale, nell’inconscio si forma una forte
carica contraria a quella della coscienza. q
Ne discende che il bene non può impunemente sconfiggere il male. Se
sconfiggiamo il male nella coscienza, esso crescerà nell’inconscio.
Bene e male devono coesistere e confrontarsi. q
Nemmeno si può impunemente stare senza Dio. Se nella coscienza Dio muore,
nell’inconscio si forma un forte religiosità. L’energia religiosa,
resa disponibile dal disinvestimento, in Nietzsche divenne follia e in
Freud dogma sessuale.
Wagner q Wagner (1813-83) è un uomo colto, che pensa, e sente, sotto l’influsso potente di Schopenhauer, dei miti greci, delle saghe teutoniche. Ha una visione immensa della Germania e di Bayreuth, il luogo, per gli ariani, in cui rinascere a nuova vita. q
Per la visione goethiana, wagneriana, nietzschiana
con un duro lavoro iniziatico è possibile rigenerarsi. Attraverso
l’esperienza diretta del confronto con gli archetipi e con gli
dei interiori si compie quel cammino dell’eroe che Jung chiamò poi
individuazione. q
Potrebbe nascere da queste premesse culturali
l’idea che l’analisi sia un privilegio e che l’analizzato appartenga
ad un’elite, che sente di aver trovato una risposta e si sente superiore
a chi si ostina a non intraprendere il cammino della esplorazione
dell’inconscio. q
Jung segnala però con forza il pericolo
d’inflazione insito in tale filosofia dell’epoca e in un contatto
incauto con l’inconscio collettivo. Rigenerazione q
Sulla scorta dell’ambiente campagnolo e
occultista, della formazione filosofica germanica, del tipo di clientela
neopagana e indoeuropea, si forma in Jung l’attitudine a ricercare
soluzioni salvifiche diverse da quelle
prospettate da Freud e da Adler e l’opportunità di vedere ulteriori
aspetti della psiche. q
Per la visione goethiana, wagneriana, nietzschiana
è possibile rigenerarsi con un duro lavoro iniziatico. Attraverso
l’esperienza diretta del confronto con gli archetipi e con gli
dei interiori si compie quel cammino dell’eroe che Jung chiamò
individuazione. q
Potrebbe nascere da queste premesse culturali
l’idea che l’analisi sia un privilegio e che l’analizzato appartenga
ad un’elite, che sente di aver trovato una risposta e si sente superiore
a chi si ostina a non intraprendere il cammino della esplorazione
dell’inconscio. q
Jung segnala però con forza il pericolo
d’inflazione insito nella filosofia dell’epoca e nel contatto incauto
con l’inconscio collettivo. Carus q
Carl Gustav Carus (1789-1854) è un
anatomista comparativo, convinto che l’essenza divina della vita possa
essere conosciuta solo tramite un’iniziazione e uno sviluppo spirituali. q
La vita per Carus è l’eterna
manifestazione dell’essenza divina attraverso la natura. Le informazioni
sono già dentro l’uomo (sono filogenetiche) e arrivano all’uomo dal
suo interno quando ha raggiunto un certo livello di sviluppo. q
Per tutta la sua vita Jung menziona Carus
come colui che ebbe una decisiva influenza sull’idea d’inconscio
collettivo. Per Jung, Carus ritrova la pista perduta dagli alchimisti.
Creuzer q
Un’altra fonte dell’inconscio
collettivo Jung la trova in “Simbolismo e mitologia” di Creuzer
(1771-1858), autore che tanto influenzò anche Goethe e Wagner. q
Creuzer credeva che un’ininterrotta
successione di ierofanti avesse trasmesso da un’epoca all’altra una
dottrina esoterica. Jung e i suoi colleghi si rivolsero a Creuzer per trovare il materiale clinico mitologico che serviva al metodo comparativo ed amplificativo. I malati del Burghölzli vedevano, nelle loro fantasie, le stesse cose che Creuzer aveva scritto, e Jung, in qualche caso, si sentiva di escludere che potessero averlo letto e averle prese da lui.
La religione monista q
Ernst Haeckel (1834-1919), dalla sua cattedra di zoologia dell’Università
di Jena, dominò la biologia evoluzionista tedesca della seconda metà
dell’800. q
La legge biogenetica di Haeckel (l’ontogenesi ricapitola la filogenesi)
suggerì indubbiamente a Jung l’idea d’inconscio collettivo. q
Fondò una religione naturale monista e panteista la quale, fondandosi
sulla scienza, abbandonava il mito cristiano, sottolineava il culto della
natura e sosteneva la coincidenza di spirito e materia. q
Essa fu usata dai tedeschi per combattere la kulturkampf e attrasse
anche il fisico Mach, il nobel Ostwald e lo psichiatra Forel, direttore
del Burghölzli.
Teosofia q
Nel 1875 Helena Blavatskij fonda a New York
la Società teosofica che si proponeva di saldare il misticismo orientale
al pensiero scientifico. Il suo programma incoraggiava lo studio comparato
delle religioni. q
Nel 1900 conta milioni di iscritti, fra cui i poeti Tennyson e Yeats, il
mahatma Gandhi, l’antroposofo Steiner, il fisico Edison, lo scrittore
Mead. Si diffonde nell’America del nord, in Europa e in India per mezzo
di una casa editrice efficientissima. q Ad interessarsi di teosofia è anche Toni Wolff, compagna di Jung. Oltre a Toni sarà Mead ad influenzare Jung, con i suoi lavori su gnosticismo e liturgia mitraica. Schwabing
e Ascona q
Ad Ascona (Svizzera italiana) troviamo due luoghi interessati al nostro
tema: Monte Verità e Casa Eranos. q
I neopagani, adoratori del sole, avevano il loro centro a Monte Verità.
Jung ne venne certamente a conoscenza perché nel 1908 ebbe ricoverato e
curò Otto Gross, uno dei più eminenti frequentatori di Monte Verità. q Schwabing invece era il quartiere bohémien di Monaco. In entrambi i luoghi circolavano pratiche, idee e sostanze che potevano ben portare a crisi psicotiche. q
Il Burghölzli si trovava a metà strada fra i due luoghi: era dunque un buon
osservatorio dei miti gnostici e filogenetici che attraversavano la mente
degli psicotici di quell’epoca. Gross q
Gross (1877-1920) era uno psichiatra che
Freud giudicò geniale e carismatico, tanto che influenzò Jung e Freud
stesso. q
Ma era anche morfinomane e turbato da idee
rivoluzionarie, e fu più volte ricoverato. Gross passò da Schwabing ad
Ascona e poi al Burghölzli. q
Influenzato da Bachofen, fu profeta della
poligamia e della libertà sessuale tanto che sia Freud che Max Weber ne
presero le distanze, per non compromettere la loro reputazione. q
Jung invece, anche se conservò molta
severità verso le deviazioni morali di Gross, fece, attraverso la sua
conoscenza, significativi passi avanti nella conoscenza dei legami fra
nietzschianesimo e psicosi, fra mitologia e psicosi. Bachofen q Le idee di Bachofen (Basilea, 1815 -1887) raggiunsero gli ambienti della psichiatria passando per vari canali e la loro influenza sulla psicanalisi fu immensa. q
Ricercatore rigoroso dell’antichità mediterranea e delle sue divinità
femminili, credette d’aver trovato nella preistoria, prima del
patriarcato, le tracce di due stadi: uno poligamico e uno matriarcale. q
Le sue idee furono respinte dai contemporanei. Influenzò invece
profondamente Freud, Jung, e Nietzsche, che furono però costretti a
citarlo appena nelle loroopere in quanto non gradito alla cultura
accademica. Nel XX° secolo la sua opera divenne invece la guida delle più avanzate ricerche storico-religiose George q
Nella visione di George (1868-1933), poeta
decadente che potremmo paragonare a Dannunzio, la strada della
vitalizzazione dei popoli tedeschi doveva essere aperta da un’élite
spirituale e intellettuale völkisch, una sotterranea segreta Germania. q
Per realizzare questo scopo George istituì
un circolo misterico aperto agli artisti che si riunivano per leggere
Nietzsche, Carus e Bachofen. Portatore di una concezione elitaria, egli incarnò nella Germania guglielmina il vitalismo espansionistico e la volontà di potenza. Le rune di Wotan q
Le rune sono i più antichi segni
alfabetici utilizzati in Islanda e inventati dallo stesso dio Odino, o
Wotan. Si riteneva che avessero poteri magici ed erano quindi usate per la
divinazione. q
Nato forse sul Mar Nero presso i goti
sembra derivare dal corsivo greco ed era in origine costituito da 24
lettere o segni. q
L’esistenza delle rune e il loro valore
arcano erano familiari nell’Europa centrale di fine secolo alla maggior
parte delle persone colte. q
Un contemporaneo scrisse: “La legge della
nuova era è una scrittura primordiale incisa sulla pietra con i simboli
runici degli antichi teutoni”. Hermann Hesse q Hesse (1877-1962) nato in India da una famiglia di missionari fu inviato, secondo la tradizione familiare, a studi teologici, che interruppe però bruscamente. q
Distaccatosi dai destini politici della
Germania e ritiratosi in Canton Ticino, Hesse fu analizzato prima da Lang
e poi da Jung. q
In un’analisi piuttosto discutibile Lang
gli suggerisce viaggi nelle profondità della terra dove potrà leggere le
rune che vi sono iscritte. q
Lang gli assicura che, una volta che Hesse
avrà imparato a leggere le rune, potrà guidare i suoi lettori e adepti
al risveglio spirituale. Questo avverrà in “Pellegrinaggio in
oriente” e ne “Il gioco delle perle di vetro” Individuazione q
Il processo d’individuazione è il cuore delle terapia junghiana.
Confronto con l’inconscio, immaginazione attiva, sintesi degli opposti
sono le tre tecniche che Jung adotta nel suo lavoro. q
Esso si fonda su due grandi momenti cruciali: la differenziazione della
coscienza dall’inconscio e l’integrazione dell’inconscio alla
coscienza. q
Viaggio iniziatico di nascita psicologica e spirituale, viene visto come
il viaggio notturno del sole (nekjia) nel mare o nel regno delle madri.
C’è dunque l’influenza del culto del sole e del matriarcato
bachofeniano. q
A certa cultura dell’epoca l’individuazione doveva tuttavia erroneamente
apparire come la liberazione dell’individuo dalla degenerazione del
vecchio uomo nietzschiano e la nascita dell’oltre-uomo integrato e
completo. Il neopaganesimo contemporaneo q
Dobbiamo riconoscere che a sostenere la New Age,
che dura ormai da 40 anni, è un archetipo “pagano” che riemerge dopo
una carsicità durata dagli anni dieci agli anni sessanta, durante la
quale l’esistenza dell’archetipo è stata testimoniata solo da piccoli
gruppi, quasi catacombali rispetto al fascismo, al nazismo, agli
imperialismi russo e americano. q
A caratterizzare le terapie NA sono il metodo
neocatartico, l’orientamento energetico e corporeo, l’interesse per
l’oriente, l’ecologismo, la fisica quantistica, lo sciamanesimo, il
femminile, l’irrazionale, l’esperienza emotiva. q
È naturale che la NA trovi vantaggioso cercare
crediti prestigiosi attribuendosi una discendenza junghiana. Ma quanto è
legittima questa pretesa? Come non ricordare che Jung studiò, sì, questi
argomenti, ma che lo fece sempre con metodo scientifico e con prudente
dubbio metodico? q
Stiamo assistendo a dei ritorni preoccupanti.
Continuare a guardare la patologia archetipica con il metodo di Jung resta
la migliore garanzia di salute mentale. La Psicodialettica q
La psicodialettica compendia in sé la teoria dei complessi e il processo
d’individuazione, e sostiene che l’esistenza umana è un
“processo nel quale la relazione fra i vari complessi si evolve”,
attraversando tre fasi e due movimenti. q
Ne consegue una visione psicopatologica e terapeutica specifica: q
La patologia di cui si occupa è quella data
dall’assenza di evoluzione dialettica e consiste nel persistere della
prima e seconda fase fuori del loro tempo normale, nella mancanza di
differenziazione e d’integrazione fuor del loro tempo. q
La terapia è un’Evoluzione Dialettica
Individuativa (EDI), ossia la ricerca di un’evoluzione della psiche fino
alla terza fase. Il normopate (ultimo uomo), che si trova ancora in
posizione indifferenziata, si differenzia e in lui il complesso dell’Io
comincia a confrontarsi con i complessi archetipici del Non-Io e questo
confronto si snoda in un processo di differenziazione-integrazione.
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