LA VIA DEI QUINDICI PASSI
Capitolo 1: RIFLESSIONI SULLA
CONDOTTA DELLA VITA
Perché i QUINDICI PASSI sono talmente importanti ai nostri occhi da dedicar loro altri due indirizzi
psicodialettici specifici
che si vanno ad aggiungere a quello classico che ci ha accompagnato dal 2003 al 2021?
Lo sono perché la Psicodialettica non è materia che si può fare propria SOLO con lo studio.
Si tratta ANCHE di viverla effettivamente e concretamente nell'esperienza quotidiana, nel viaggio esistenziale,
NELLA CARNE VIVA, passo dopo passo, fino al quindicesimo. Non basteranno la conoscenza e la virtù di dantesca memoria
per raggiungere la meta. Occorrerà anche la PRATICA della meditazione. Questa è la cosa più importante
che si possa dire sulla psicodialettica. Conoscenza, virtù e meditazione sono tutte ugualmente necessarie
per il viaggio!
Nessuno di questi tre strumenti deve mancare nel cammino, o contare più degli altri due.
Il nostro ultimo volume, che parla per la prima volta "Di alcuni passi sulla via psicodialettica",
annuncia, sin dalla sua copertina, la formulazione dei passi da compiere e l'ordine da seguire. Saranno quindici
in tutto, percorsi secondo un ordine preciso.
Sono i passi formativi dell'uomo nuovo: il quindicesimo uomo. Sono passi di filosofia morale che osano sottoporsi
al vaglio della metodologia della ricerca scientifica. Quel piccolo libro tuttavia era appena un annuncio.
Psicodialettica.it nella sua seconda e terza sezione ne sarà il completamento. Si tratta dunque di mettersi in cammino
per realizzare un'opera concreta che si sottoponga alla validazione scientifica e precisi dove essa rientri
nell'ambito scientifico delle cose controllabili e dove no.
Il vecchio uomo che si metta in viaggio per diventare un uomo nuovo dovrà compiere delle AZIONI precise,
descritte in dettaglio quasi fosse una ingegneria dell'anima, e non limitarsi a semplici riflessioni filosofiche.
Queste azioni, una volta realizzate,
trasformeranno il suo comportamento; se saranno in gran parte dei fatti osservabili, conferiranno alla Psicodialettica
uno statuto parziale di scienza sociale, oltre che di filosofia morale.
Questo cammino, fatto di gesti concreti, lo allontanerà dal già dato, dai pensieri e costumi
della famiglia d'origine, del paese e della cultura d'origine. È un cammino di obbedienza alla vita. Il paese e
la famiglia ci hanno dato tutta la loro ricchezza perché ce ne andiamo da lì. C’è un mondo vasto,
e mai immaginato, da scoprire; un mondo vasto da sperimentare giorno dopo giorno.
I genitori, ci insegna Gibran, sono l'arco che scaglia la freccia lontana da loro verso un mondo e un cielo che
non conoscono.
Noi siamo la freccia in volo. Dovremo andare più lontano di quanto loro immaginano.
Hans Christian Andersen, nel suo Brutto anatroccolo ci fornisce una bella metafora del piccolo limitato mondo,
dato alla nascita dall'ambiente e dalle parole della educazione parentale. Scrive pressappoco Andersen:
"Finalmente le uova si ruppero nel fitto del campo di granturco. L’anatroccolo, abituato alla ristrettezza
del guscio e osservando sbalordito lo spazio verde attorno, alto quanto una persona e largo all’incirca la metà,
esclamò: "Mamma, quanto è grande il mondo!". Al che la madre: "Ma sciocchino! Non è mica tutto qui.
È molto, molto più grande. Arriva fino al podere del parroco. Ma - sospirò - io là
non ci sono mai stata".
Bellissima metafora! Essa ci insegna che, se ci fermiano alle parole della madre, che pur ci invita ad andare,
e non conosciamo
mai altro mondo oltre a quello "già dato" da lei in origine, abbiamo una ben limitata visione del nostro possibile
cammino. Per vivere tutto quel che ci sarebbe possibile sperimentare, per cercare di uscire dall’omologazione
e diventare
individui abbiamo bisogno però di formazione, ossia di informazioni e sperimentazioni supplementari.
"Formazione individuativa" è un termine attentamente, e da tempo, pensato, cercato, ma, nonostante ciò,
è ancora oggi lontano dall'apparirci ottimale. Il concetto vuole chiarire che si sta esponendo al lettore
non una prassi di cura o di terapia, ma qualcosa d’altro, di più. La psicodialettica, nel suo versante culturale,
e tale è l’ambito di questa ricerca, non cura, ma si prende cura, forma, guida; spazza via
una diffusa forma dell'ignorare, un ignorare che fa restare fermi al mondo dato dalla famiglia e dall’ambiente
infantile.
Ambiente che pietrifica nell’indistinzione (tesi) o nel conflitto (antitesi), le due malattie psicodialettiche
per eccellenza. Il suo oggetto di studio e di attenzione è insomma una qualità inerziale del soggetto
sociale e culturale, un fattore che lo immobilizza.
La psicodialettica è, infatti, almeno all’inizio, una disciplina filosofica, una filosofia morale.
Questa propensione non è nuova per speculazioni di questo genere. All’inizio del 900 tre medici pionieri
(Freud, Adler e Jung) invece di ispirarsi alla medicina o alla psicologia, per studiare il loro oggetto si rivolsero
alla filosofia e alla cultura più generale, dando origine così anche ad una visione del mondo.
La loro psicodinamica ebbe tre obbiettivi: terapia, teoria della psiche, cultura. Non distinte nella loro formulazione,
ma che toccava al cultore tener accuratamente separate nelle loro applicazioni pratiche.
Nel suo versante culturale la psicodialettica si propone di favorire la trasmissione del
pensiero dialettico-evolutivo-individuativo, fondando la propria teoria sull’insegnamento di
Hegel, Freud, Jung e Buddha. Il loro pensiero ci ha condotto a comprendere che la psicodialettica,
prima ancora di essere una speculazione filosofica, possa essere soprattutto una pratica formativa.
In tempi in cui dalla educazione scolastica, familiare e tribale è sparita ogni forma di educazione sentimentale,
istintuale ed iniziatica, appare sempre più necessario salvaguardare queste esperienze formative, che sono
in primo luogo individuali, e quindi non possono venire incluse nella preparazione scolastica o universitaria. Dalla
formazione scolastica, uguale per tutti, non si emerge con una visione individuativa, ma uniformante.
Con la la formazione guidata dalla Psicodialettica, o con altre simili formazioni, tutti coloro che, non contenti di
limitarsi
ad indossare una immagine precostituita di se stessi, adeguata da un lato al già dato nell’infanzia
e dall'altro ai modelli elaborati dalla società dell'informazione e dei consumi, vogliono ancora chiedersi qual
è il loro compito e forse anche il loro destino, possono integrare la loro formazione con un
percorso individuativo.
Nel sito web della Accademia platonica delle arti di Padova si può trovare la seguente riflessione:
"La differenza fra un’effettiva formazione soggettiva e l’istruzione scolastica sta proprio nel fatto
che nella prima, a differenza che nella seconda, prevale e deve prevalere l’intento della ricerca.
Non si tratta solo di lasciare al singolo la libertà di approfondire questo o quel campo, ma di fare
in modo che il suo percorso formativo si adegui alla sua individualità. Crediamo, infatti, che solo
in questo modo sia possibile evitare la noia che si accompagna di solito all'apprendimento passivo
delle nozioni, dando a ciascuno la libertà d’inventarsi il proprio percorso.
Esiste un individuo. Che statuto etico dargli? Il punto determinante di tutta la filosofia antica, soprattutto
nella tradizione platonica, era l'esercizio (áskesis). La filosofia non era intesa come una visione
complessiva del mondo, ma come un singolare esercizio di ragione".
Esercizio ed esperienza dunque, per incarnare le parole. Allenarsi alla pratica della psicodialettica
significa sperimentarla su se stessi. Conoscere intellettualmente non è sufficiente.
La formazione psicodialettica prevede l’apprendimento ripetuto di 15 esperienze fondamentali.
La persistenza nell’allenamento di queste esperienze porta lentamente alla scoperta di sé
e all’evoluzione personale con un percorso del tutto simile ad un viaggio iniziatico o ad una esperienza
buddhista.
Nel percorso buddhista il praticante deve salire gli otto gradini dell’ottuplice sentiero. Due di questi
sono gradini di conoscenza, tre di virtù, tre di pratica o meditazione. Conoscenza, virtù
e pratica
vengono rappresentate come vertici di un triangolo equilatero che può essere percorso a piacere:
o in senso orario o in senso antiorario.
L’ordine con cui le tre qualità devono essere apprese e sperimentatetate è dunque libero:
si può cominciare con la meditazione e questa ci porterà alla conoscenza e alla virtù, oppure
si può cominciare dalla conoscenza che ci insegnarà come praticare e come diventare virtuosi, ecc.
La psicodialettica adotta questo triangolo e questa libertàdi cammino. Anche il triangolo psicodialettico
(studio, pratica, virtù), se percorso ripetute volte, porta ad una via in cui ogni vertice
del triangolo alimenta gli altri; la conoscenza facilita l'esperienza e viceversa; l’impegno e
il sentimento etico facilitano lo studio e l’esercizio. Tutti tre i vertici vanno ben conosciuti,
percorrendo ripetutamente il perimetro del triangolo.
Attenzione tuttavia a non confonderci. Tale libertà non riguarda i quindici passi. Essi devono essere percorsi
nell'ordine precostituito. La libertà di virtù, conoscenza e pratica, prevista per la terza sezione non libera
gli ultimi cinque passi dal vincolo di succedersi nell'ordine dato. Tutti cinque i passi, dall'undicesimo in poi
devono essere
percorsi con virtù, conoscenza e pratica.
La sintesi o congiunzione degli opposti, necessario passaggio a cui tanto insistentemente la psicodialettica aspira
per poi sacrificarla sull'altare di una salute superiore, dev’essere anche sintesi di intelletto ed esperienza,
di esperienza e virtù, di virtù e conoscenza. Ogni passo deve essere compiuto con tutte tre le qualità.
Tre lati del triangolo e quindi tre coppie di vertici opposti per ogni passo. Completato il giro,
si riparte per il triangolo del passo successivo; come se fosse una spirale ascendente di un processo mai finito.
Ogni spira
è fatta di 15 esperienze, come ogni anno è fatto di dodici mesi. Finito quell’anno ne
comiancia
un altro ed incontreremo di nuovo gli stessi dodici mesi, ma ad livello più elevato.
NOTA 1: La Sezione Ricerca denominata Indirizzo iniziatico si stacca dalla Psicodialettica accademica
usata solo da psicoterapeuti nell’esercizio della loro professione. Per questa si deve fare riferimento
unicamente alla prima sezione
Centro Cepsid. Le successive sezioni, Indirizzo iniziatico e La via dei quindici passi invocano
per loro la totale
libertà filosofica e non autorizzano o indirizzano ad alcuna psicoterapia.
NOTA 2: Per introdurre alla giustificazione dell’accostamento di conoscenza e pratica vedi anche:
Il contesto della giustificazione