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Quindici  passi

Nuovi indirizzi interdisciplinari di ricerca

Centro internazionale di Psicodialettica

Responsabile della sezione: Luciano Rossi

 


  

Nuovi indirizzi: psicodialettica concreta

 

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Et verbum caro factum est: la pratica dialettica
di Luciano Rossi

 

Perché i 15 PASSI sono diventati così importanti ai nostri occhi da giustificarne lo studio anche nell'ambito di un NUOVO INDIRIZZO PRATICO?

Lo sono diventati perché la Psicodialettica è materia che NON si può SOLO amare e approfondire con lo studio. Si tratta ANCHE di viverla effettivamente e concretamente nell'esperienza quotidiana, nel viaggio esistenziale, NELLA CARNE VIVA, passo dopo passo, fino al quindicesimo. Questa è la cosa più importante che si possa dire su questa disciplina. (vedi nota a fine pagina sulla natura del Nuovo Indirizzo dedicato a pratiche storiche affini)

La copertina del nostro ultimo volume, che reca come titolo "Di alcuni passi sulla via psicodialettica", annuncia la formulazione di nuovi passi da compiere, quindici in tutto, messi a punto con l'indicazione di un ordine preciso, dal fondatore Luciano Rossi.

Sono passi formativi dell'uomo nuovo: il quindicesimo uomo. Sono passi di filosofia morale che vogliono confrontarsi con la Metodologia della ricerca scientifica. Quel piccolo libro era appena un annuncio. Ora si tratta di mettersi in cammino per realizzare un'opera concreta che si confronti con il metodo della validazione scientifica e precisi dove vi rientra e dove no.

Il vecchio uomo che si metta in viaggio per diventare un uomo nuovo dovrà compiere delle AZIONI precise, descritte in dettaglio, e non limitarsi a semplici riflessioni filosofiche. Queste azioni, una volta realizzate, trasformeranno il suo comportamento; saranno in gran parte dei fatti osservabili, conferendo alla Psicodialettica uno statuto parziale di scienza sociale, oltre che di filosofia morale.

Questo cammino, fatto di gesti concreti, lo allontanerà dal già dato, dai pensieri e costumi della famiglia d'origine, del paese natio. Tutto questo è obbedienza alla vita. Il paese e la famiglia ci hanno dato tutta la loro ricchezza perché ce ne andiamo da lì. C'è un mondo vasto, e mai immaginato, da scoprire; un mondo vasto da sperimentare giorno dopo giorno.

Hans Christian Andersen, nel suo Brutto anatroccolo ci fornisce una bella metafora del piccolo limitato mondo, dato alla nascita dall'ambiente e dalle parole della educazione parentale.
Scrive pressappoco Andersen: "Finalmente le uova si ruppero nel fitto del campo di granturco. L'anatroccolo, abituato alla ristrettezza del guscio e osservando sbalordito lo spazio verde attorno, alto quanto una persona e largo all'incirca la metà, esclamò: "Mamma, quanto è grande il mondo!". Al che la madre: "Ma sciocchino! Non è mica tutto qui. E' molto, molto più grande. Arriva persino al podere del parroco. Ma - sospirò - io là non ci sono mai stata".

Cosicché, se ci fermiano alle parole della madre e non conosciamo mai altro mondo oltre a quello "già dato" in origine, abbiamo una ben limitata visione del nostro possibile cammino. Per vivere quel che ci sarebbe possibile sperimentare, per cercare di uscire dall'omologazione e diventare individui abbiamo bisogno di formazione. Di informazioni e sperimentazioni supplementari.

"Formazione individuativa" è un termine attentamente, e da tempo, pensato, ma, nonostante ciò, è oggi ancora lungi dall'apparire ottimale. Il concetto vuole chiarire che si sta esponendo al lettore non una prassi di cura o di terapia, ma qualcos'altro. La psicodialettica, nel suo versante culturale, e tale è l'ambito di questa ricerca, non cura, ma si prende cura; si prende cura di una diffusa forma dell'ignorare, uno ignorare che fa restare fermi al mondo dato dalla famiglia e dall'ambiente infantile, che pietrifica nell'indistinzione (tesi) o nel conflitto (antitesi). Il suo oggetto di studio e di attenzione è insomma una qualità inerziale del soggetto sociale e culturale, un fattore che lo immobilizza.

La psicodialettica è, infatti, almeno all'inizio, una disciplina filosofica, una filosofia morale. Questa propensione non è nuova per speculazioni di questo genere. All'inizio del '900 tre medici (Freud, Adler e Jung) invece di ispirarsi alla medicina o alla psicologia, per studiare il loro oggetto si rivolsero alla filosofia e alla cultura più generale, dando origine così anche ad una visione del mondo.

La loro psicodinamica divenne tre cose: terapia, teoria della psiche, cultura. Non distinte nella loro formulazione, ma che toccava al cultore tener accuratamente separate nelle loro applicazioni pratiche.

Nel suo versante culturale la psicodialettica si propone di favorire la trasmissione del pensiero dialettico-evolutivo-individuativo, fondando la propria teoria sull’insegnamento di Hegel, Freud, Jung e Buddha. Il loro pensiero ci ha condotto a comprendere che la psicodialettica, prima ancora di essere una speculazione filosofica, possa essere soprattutto una pratica formativa.

In tempi in cui dalla educazione scolastica, familiare e tribale è sparita ogni forma di educazione sentimentale, istintuale ed iniziatica, appare sempre più necessario ed essenziale salvaguardare queste esperienze formative, che sono in primo luogo individuali, e quindi non possono venire incluse nella preparazione scolastica o universitaria. Dalla formazione scolastica non si emerge con una visione individuativa, ma uniformante.

Con la Psicodialettica, o altre simili formazioni, tutti coloro che, non contenti di limitarsi ad indossare un'immagine odierna e precostituita di se stessi, adeguata da un lato al già dato dell'infanzia e dall'altro ai modelli elaborati dalla società dell'informazione e dei consumi, vogliono ancora chiedersi qual è il loro compito e forse anche il loro destino, possono integrare la loro formazione con un percorso individuativo.

Nel sito web della "Accademia platonica delle arti" di Padova si può trovare la seguente considerazione: "La differenza fra un'effettiva formazione soggettiva e l'istruzione scolastica sta proprio nel fatto che nella prima, a differenza che nella seconda, prevale e deve prevalere l'intento della ricerca. Non si tratta solo di lasciare al singolo la libertà di approfondire questo o quel campo, ma di fare in modo che il suo percorso formativo si adegui alla sua individualità. Crediamo, infatti, che solo in questo modo sia possibile evitare la noia che si accompagna di solito all'apprendimento passivo delle nozioni, dando a ciascuno la libertà d'inventarsi il proprio percorso.

Esiste un individuo. Che statuto etico dargli? Quello definito dal compito che si assume liberamente, perché è dettato solo dal suo desiderio. Il punto determinante di tutta la filosofia antica – soprattutto nella tradizione platonica – è l'esercizio (áskesis). La filosofia non era intesa come una visione complessiva del mondo, ma come un singolare esercizio di ragione.

"Esercizio ed esperienza dunque per incarnare le parole. Allenarsi alla pratica della psicodialettica significa sperimentarla su se stessi. Conoscere intellettualmente non è sufficiente. Non bisogna spegnersi dopo l’entusiasmo iniziale.

La formazione psicodialettica prevede l'apprendimento ripetuto di 15 esperienze fondamentali. La persistenza nell'allenamento di queste ed altre esperienze porta lentamente alla scoperta di sé e all'evoluzione personale con un percorso del tutto simile ad un viaggio iniziatico o ad una esperienza buddhista.

Nel percorso buddhista il praticante deve salire gli otto gradini dell'ottuplice sentiero. Due di questi sono gradini di conoscenza, tre di virtù, tre di pratica o meditazione. Conoscenza, virtù e pratica vengono rappresentate come vertici di un triangolo equilatero che può essere percorso a piacere: o in senso orario o in senso antiorario. L'ordine con cui le tre qualità devono essere affrontate è dunque libero: si può cominciare con la meditazione e questa ci porterà alla conoscenza e alla virtù, oppure si può cominciare dalla conoscenza che ci insegnarà come praticare e come diventare virtuosi, ecc. La psicodialettica adotta questo triangolo e questa libertà. Anche il triangolo psicodialettico(studio, pratica, virtù), se percorso ripetute volte, porta ad una via in cui ogni vertice del triangolo alimenta gli altri; la conoscenza facilita l'esperienza e viceversa; l'impegno e il sentimento etico facilitano lo studio e l'esercizio. Tutti tre i vertici vanno ben conosciuti, percorrendo ripetutamente il perimetro del triangolo.

La sintesi o congiunzione degli opposti, necessario passaggio a cui tanto insistentemente la psicodialettica aspira per poi sacrificarle sull'altare di una salute superiore, dev'essere anche sintesi di intelletto ed esperienza, di esperienza e virtù, di "virtù (vertute) e conoscenza". Tre lati del triangolo e quindi tre coppie di vertici opposti. E, completato il giro, si riparte per la spira successiva della spirale ascendente per un processo mai finito. Ogni spira è fatta di 15 esperienze, come ogni anno è fatto di dodici mesi, ma finito quell’anno ne comincia un altro ed incontreremo di nuovo gli stessi dodici mesi, ma ad livello più elevato.

NOTA 1: La Sezione Ricerca denominata "Nuovi Indirizzi" si stacca dalla Psicodialettica accademica usata professionalmente nell'esercizio della psicoterapia per la quale si deve fare riferimento unicamente alla sezione Centro Cepsid.

NOTA 2: Per introdurre alla giustificazione dell'accostamento conoscenza-pratica vedi anche: Il contesto della giustificazione


 

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