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Centro internazionale di Psicodialettica


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Responsabile  del  sito: Luciano Rossi 


  

Il primo viaggio





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Il primo viaggio
di Lisa Marchetta

Il primo viaggio psicodialettico è detto personale: esso consiste nell’attraversare i luoghi della propria interiorità, imparando a conoscerla. Emozioni e pensieri guidano i nostri comportamenti senza che ce ne rendiamo conto e senza, apparentemente, poterci far nulla. “Sono fatto così” è la frase che sintetizza il bagaglio di schemi d’azione e di pensiero che crediamo di avere a disposizione in risposta agli stimoli esterni. Non conta quanti anni abbiamo, finché non ci si è soffermati sulla relazione con i genitori, essa agisce su di noi. Interiormente, come una forza di cui non si conosce l'origine, essa ci spinge a percorerre solchi sempre più battuti. Sono necessari anni di pratica continua, di un continuo percorrere a ritroso quei solchi, in cui ci chiederemo: “Cosa ho provato in quella situazione?” e “cosa ho pensato?”, “cosa mi ricorda?”, per slegare la nostra interiorità dalle reazioni dell'ambiente familiare.

La nostra vita, prima e in parte anche durante questo lungo lavoro, assomiglia a una scatola giocattolo: carichiamo la molla e guardiamo dentro: i soggetti all’interno si comportano sempre allo stesso modo. La meglio, in questo eterno presente, ce l’ha la coazione a ripetere: l’insopportabile ripetere continuamente gli stessi errori o le stesse “buone azioni”. La frase “sono fatto così”, dev'essere sostituita da tanti dettagliati racconti sulle nostre reazioni agl’eventi interni ed esterni perchè il passato riposi in pace.

Tanti racconti su di noi, fatti da noi, ci renderanno consapevoli di cosa guida le nostre reazioni. E così pure i sogni, in questa fase, hanno il compito di ampliare la nostra visione, di creare nessi associativi e porci domande su di noi. La ricerca continua ci farà comprendere che quel "sono fatto così” non è frutto di un lavoro, di un’autocostruzione, ma è solo un corredo creatosi dall’interazione tra noi e l’ambiente esterno, in particolare tra noi e i nostri genitori.

Non a caso il primo viaggio è detto personale, esso infatti fa emergere l’Io dall’inconscio personale, gli procura forti braccia e uno spesso tronco. Per alcuni il viaggio terminerà a questo punto. Per altri, invece, potrà proseguire, per coloro che lo desiderino e ne abbiano le forze si aprirà la strada ad un secondo viaggio, detto transpersonale, di matrice junghiana. A questo punto si aprono quattro possibili scenari di cui solo uno, il quarto, è salutare.

Secondo la prospettiva junghiana, come ci ricorda Mario Trevi * nell'introduzione a L'Io e l'inconscio, l'io a confronto con l'inconscio ha infatti quattro possibilità:

La PRIMA è di essere inghiottito dall'inconscio e, perso nei suoi meandri, di far regredire l'individuo a una vita psichica arcaica (dal punto di vista del gergo psichiatrico questo stato è definito psicotico).

La SECONDA è di ergere, una volta sfiorato l'angoscioso incontro, alte mura difensive che impediscono il passaggio rigenerativo e trasformativo dell'inconscio (questo stato corrisponde a un apparente adattamento: entro gruppi e idee precostituite, lontano dall'"altro da sè", l'individuo trova la sua "sicurezza" ma non la sua felicità).

La TERZA è che l'incontro abbia luogo e anche in modo proficuo, ma esso non riesca a dar luogo a una genia, ovvero a opere e "figli": l'io si avvantaggia dell'incontro ma, non addestrato al sacrificio, si rifiuta di impegnarsi nella costruzione di un "terzo" (è lo stato nel quale l'individuo è narcisisticamente ripiegato su sè stesso, dell'uomo Peter Pan o della donna sirena che si identifica e incarna una figura d'anima).

La QUARTA possibilità, l'unica evolutiva, è quella dell'individuazione. Il secondo viaggio psicodialettico vuole dare all'individuo questa quarta possibilità: di un dialogo tra io e inconscio che non sia solo "ricreativo", o riposante per l'io, ma generatore di qualcosa di nuovo, di cui l'io si assume la responsabilità.

* Nota.
Si fa riferimento al testo L'Io e l'inconscio di C.G.Jung, edito da Bollati Boringhieri, 1985, in cui appare in apertura l'introduzione di Mario Trevi.


< L’inconscio personale freudiano e il CCRT

- L’ES è il polo pulsionale della personalità; i suoi contenuti sono inconsci, in parte ereditari e innati, in parte rimossi e acquisiti
- L’IO (in parte cosciente, in parte inconscio).
- a) Nella Visione topica: l’Io cosciente è mediatore fra Es e Super-Io (fra natura e cultura).
- b) Nella Visione dinamica: l’Io è polo difensivo inconscio dall’angoscia istintuale e morale.
- Il SUPER-IO è il censore dell’io, del genitore interiorizzato, giudice interno, cultura

CCRT o Tema relazionale conflittuale centrale
- Che cosa è il CCRT o Tema relazionale conflittuale centrale? Chiarire questo concetto è importante per i primi due viaggi.
- Il tema relazionale conflittuale centrale (CCRT) è il copione prevalente di un soggetto, si ripete sempre uguale ed è costituito da tre elementi:
1 - (W) Un desiderio (o bisogno o intenzione) del soggetto.
2 - (RO) la Reazione negativa, da parte degli altri o del genitore interno, di fronte al desiderio comprende: rifiuto, controllo, intrusione, minaccia, sfruttamento, dominio, critica, mancanza di rispetto, insensibilità, distanza, assenza, anaffettività, scarsa comprensione, ecc. Per quanto riguarda l'oggetto possiamo dire che per lo più l'altro rifiuta, contrasta, intrude, domina, ferisce, è distante, non aiuta, non capisce, non ama.
3 - (RS) la Risposta del Sé al rifiuto del mondo, che comprende: inibizione o paura o rabbia o dolore, ecc.. Il comportamento ripetitivo è una risposta personale (su misura dell'aggressione subita), che appartiene prevalentemente alle famiglie dell'inibizione o paura o rabbia-vendetta o dolore o vergogna o delusione, o insistenza nella richiesta.
Il CCRT si presenta in tre tipi di narrative rese dal paziente: le comunicazioni spontanee in seduta, le RAP, i sogni (è importante che anche i sogni vengano riferiti).

Che cosa è una RAP?
E' una Intervista Paradigmatica di Aneddoti Relazionali. Vediamone una versione semplificata.
Per raccogliere le RAP si devono scrivere alcuni (almeno dieci) episodi relazionali liberi in cui sono presenti il soggetto e un adulto significativo e in cui, fra di loro, accade quanto segue:
1) Il soggetto desidera qualcosa o ha un bisogno o un'intenzione che si chiede di riferire esattamente.
2) L'adulto glielo nega o non ascolta o non capisce con una modalità che si chiede di riferire esattamente.
3) Il soggetto risponde a ciò con un comportamento che si chiede di riferire esattamente.
Esempio: Margherita (10 anni) ha il saggio ginnico annuale; (W) desidera che i genitori vengano ad ammirare la sua bravura; i genitori (RO) si mostrano disinteressati; Margherita va a (RS) chiudersi in camera e piange.
Se il conflitto di Margherita qui esemplificato risulterà centrale, il compito della consapevolezza o meditazione d'insight sarà quello di osservare questo W (desiderio di essere ammirata) e questa RS (impulso a ritirarsi, chiudersi). Verbalizzare mentalmente: "Ho impulso a farlo, ma questa volta non lo farò".
Dunque il CCRT è un conflitto fra i desideri W (Wish) e mondo RO (Risposta dell’Oggetto) (entrambi rimossi; il mondo diviene un oggetto-sé). Questo conflitto si ripete producendo una reazione copionale (RS, o Reazione del Sé ad RO) tesa a vincere l’angoscia. E' importante dunque individuare la frequenza dei conflitti CRT per poter scegliere quello centrale, il CCRT.

I cinque passi personali
1 – Confessione dell’Intero (soggetto + oggetto mescolati) in condizione di caos (Tesi). Nella condizione di tesi l’Intero è chiamato al compito di confessare.
2 – CCRT e presa d’atto (Far luce o differenziare)(separazione o primo movimento, o negazione della mescolanza data ab initio)
3 – Osservazione degli elementi del CCRT (Antitesi)
4 - Elaborazione e Ripetizione del nuovo (Integrazione)
5 - Stabilizzazione (Sintesi)

1 – Confessione (tesi)
- Risale alla regola fondamentale di Freud. Essa dice: “l’analizzato è invitato a dire ciò che pensa e prova senza scegliere né omettere nulla di ciò che gli viene in mente, anche se ciò gli sembra sgradevole da comunicare, ridicolo, privo d’interesse e fuori posto”.
- Per l’analista si tratta di educare il cliente a rinunciare ad ogni atteggiamento critico e ad accettare idee improvvise. Si tratta di una resa all’umiltà. Esprimere il proprio stato confusivo (tetico)
- L’atteggiamento opposto a quello della confessione è rappresentato dalla resistenza. Questa ritarda l’inizio dell’analisi.
- La resistenza fa parte della malattia e rientra nella valutazione del “saper essere”. Più resistiamo e meno “sappiamo essere”.

2 - Presa d’atto di sé (W) e dell’Altro (RO) e passaggio all’incontro-confronto
- Si tratta d’individuare e il proprio conflitto interno e il proprio deficit; e di isolare W, Ro, Rs.
- Per conflitto interno intendiamo la lotta fra i propri desideri (W ed Es) e la risposta del mondo (Superego e mondo reale interiorizzato)
- Per deficit intendiamo lo scarto fra i propri desideri, bisogni, aspirazioni e la risposta del mondo (W-RO)

3 - Osservazione e incontro
- Imparare a concentrarsi con tecniche appropriate: occorre un lungo allenamento (meditazione vipassana)
- Osservare costantemente il rimosso: desideri, bisogni, intenzioni, risposte del mondo (divenute in parte un oggetto-sé) e nostre reazioni, sullo sfondo del respiro. Apprendimento dell’attenzione introvertita.
- Accorgersi della reazione incipiente prima della messa in atto e incontrarla.
- Psicologia analitica e meditazione (riferimento ad Alchimia emotiva di Tara Goleman e a Mindfullness di Segal e altri)

4 - Accettazione del nuovo e ripetizione
- Il rimosso (W, RO) viene visto, accettato ed espresso (verbalizzato)
- L’impulso a ripetere il vecchio modo va osservato per non metterlo in atto. Osservare anziché reagire.
- Il nuovo comportamento (RS’ = osservazione ed espressione) va ripetuto fino a farne una nuova abitudine (neurogenesi dell’adulto)
- Integrazione fra RO e W (fra società e individuo).

5 - Sintesi
- Il nuovo RS’ (osservazione e azione non automatica) diventa abituale
- Si consolida l’integrazione alla coscienza di RO e W distinti (nella tesi i due sono fusi nell’inconscio)
- Adattamento di W al mondo
- Presa d’atto della Normalità e della sua insufficienza, quindi della necessità di un secondo viaggio
- C’è integrazione di coscienza e inconscio personale, ma perdura l’antinomia coscienza-inconscio collettivo

Fine del primo viaggio
- Nella prima parte del processo la dialettica quinaria è avvenuta fra la coscienza (Io junghiano) e il rimosso (W, Ro)
- La coscienza si è posta in posizione dialogica col proprio inconscio differenziandosi dal W infantile e da RO (rifiuto dell’Oggetto-sé)
- Ora può accettare di considerare i W come parti infantili di sé e rinuncerà alla loro gratificazione





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